Chiesa parrocchiale di San Luigi IX
Nel 1685 Luigi XIV, re di Francia, stabilì un fondo di L. 60.000 per la costruzione di nuove chiese nei suoi domini in Val Chisone e Fenestrelle ebbe la chiesa attuale sotto il titolo di San Luigi (S. Luigi IX, morto a Tunisi nel 1270 durante le Crociate).
In essa si trovano: un quadro di S. Carlo donato dal Cardinale Pacca, prigioniero di Napoleone nella fortezza di Fenestrelle dal 1809 al 1811; la lapide dell'architetto Varino De La Marche; notevoli quadri nel coro. Fino al 1966 conservò gli antichi banconi riservati alle Autorità Civili e Militari nonché quelli delle più illustri famiglie di Fenestrelle.
Via del Convento
Da Piazza Rosa Rossa a sinistra della salita di Via Federico Mistral. È un tratto della primitiva via centrale del paese, lastricata ed ora asfaltata; per Champs si collega alla "via romana" che, sulla destra del torrente, conduce a Laux e quindi a Pragelato. In Via del Convento si trovava l'Ospedale, costruito con il ricavato della vendita dei beni del Concistoro Valdese in seguito alla revoca dell'Editto di Nantes (1685). Subito dopo troviamo il Convento con annessa Chiesa dei Gesuiti, di cui si può ancora ammirare la facciata in rovina. Notevole un affresco sulla casa Martin (1600).
Donjon
Vecchio quartiere costruito sulla pietra ripida, ad est del Rio del Puy, comprende gran parte delle più vetuste case di Fenestrelle. Costituì la "rocca" del villaggio (donjon = rocca) nei momenti di pericolo essendo più facile il difendersi e l'asserragliarsi. A nord del Donjon, a monte dell'attuale strada nazionale è il prato del Molaretto dove predicò il calvinista Giovanni Vernon nella Pasqua del 1560 e dove fu bruciata Maria Champs, per eresia, nei tristi tempi dell'intolleranza religiosa.
Porta Francia
Si scende per Via Roma che per i nativi si chiama ancora "strada di Porta Francia" perché di lì si entrava e si usciva da e per la Francia. Sono visibili i solidi muri di sostegno e i grossi cardini ancora fermi al loro posto. Sulla destra per chi esce da Fenestrelle vi è l'edificio scolastico che dal lontano 1829, mentre l'istruzione media era un privilegio delle città della pianura, e fino al 1912, fu sede del Ginnasio per i giovani valligiani del Chisone e tenne alto il livello culturale dei nostri avi. A sinistra della porta la strada, che ora è sentiero, segue le mura medievali che chiusero il villaggio fino al secolo scorso quando lo sviluppo stradale ed edilizio le infranse e le superò. Molti tratti però si affacciano ancora attorno al paese. Notevole in Via Porta Francia un vecchio e pregevole affresco sulla casa Paolasso, risalente all'epoca della famosa peste (1630).
Monumento ai caduti
In onore dei Caduti di Fenestrelle per la Patria (1915-'18 e 1940-'45) inaugurato il 5 aprile 1926 sulla piazza Rosa Rossa e poi trasferito nel Parco della Rimembranza.
Stele al Battaglione "Fenestrelle"
Sulla statale del Sestrières, nei pressi della Casa Cantoniera. Ad opera e spese di un Gruppo di Ufficiali Alpini di Torino appartenenti al glorioso Battaglione "Fenestrelle" del III° Reggimento a ricordo delle penne nere dei Battaglioni "Fenestrelle", "M. Albergian" e "VaI Chisone" che in guerra e in pace tennero alta la bandiera d'Italia nel mondo. Tre blocchi di pietra portano incisi il nome di tre Medaglie d'Oro: Alberico Marrone, Cesare Bella, Aldo Turinetto.
Lapidi
Al centro del paese, all'imbocco di Via Roma (Porta Francia), una lapide ricorda l'inaugurazione dell'acquedotto. Sulla facciata della Casa Pin una lapide ricorda al turista che Fenestrelle fu la prima cittadina del Pinerolese ad avere la propria centrale elettrica e l'illuminazione conseguente. Nella Chiesa Parrocchiale una lapide ricorda le benemerenze dell'architetto Varino De La Marche, uno degli artefici della Fortezza, morto a Fenestrelle nel 1742. Nella sala del Ristorante Rosa Rossa, che ospitò il Cardinale Pacca nel 1808 la sera prima di entrare prigioniero di Napoleone nel Forte S. Carlo ( e Vincenzo Gioberti in una tappa del suo viaggio per l'esilio), trovasi una lapide che ricorda le visite del Principe Emanuele Filiberto (negli anni 1899-1900-1902 e 1903), particolarmente interessato allo studio architettonico della ciclopica fortezza.
Incisione rupestre a Crò da lairi (Pequerel)
Si tratta di un grande lastrone litico scoperto nel 1979 dal sig. Pavese sulle pendici del Monte Pelvo - Val Chisone - a quota 2000 circa, che uno studioso di Fenestrelle intuì subito, con giusta interpretazione, trattarsi di una mappa preistorica ("L'Eco del Chisone" del 30 ottobre 1980). È di forma vagamente rettangolare, con lati di m. 3,00 x 2,50 x 0,30 di spessore e del peso di circa 4 tonnellate Giace inclinato di circa 15 gradi rispetto l'orizzonte a ridosso di un solco vallivo che durante l'inverno viene investito dall' acqua di scioglimento delle nevi. Questa scorrendovi sopra e trascinando sabbia abrasiva ha quasi cancellato i solchi ramificati incisi sul settore destro del lastrone, motivi per cui in un epoca da accertare sono stati ripassati con un punteruolo probabilmente di metallo, ricavando solchetti più profondi e a forma di U, mentre quelli ancora originali di sinistra conservano la forma ad arco, smussato dall'abrasione.
Anche le tre cavità circolari con fondo piatto e pareti verticali, caratterizzate da fitte rigature orizzontali, hanno richiamato l'attenzione degli esperti del Gruppo. Infatti per eseguire dette bacinelle l'operatore ha dovuto impiegare dei punteruoli di metallo agendo verticalmente, perché quelli litici non si prestano a scavare in parete verticale. Ma le rigature perpendicolari sono state cancellate da quelle orizzontali impresse dalla forza espansionistica dell' acqua che gela a diversi livelli e che sono orizzontali rispetto alla inclinazione di 15 gradi delle bacinelle.
La posizione attuale del masso rettangolare risale sicuramente al periodo paleolitico superiore, perché solo potenti ghiacciai potevano aver la forza di trascinarla nella posizione attuale.
Qualche volontario locale dovrebbe prendersi cura di questo masso preistorico, perché è uno dei più importanti e significativi di tutta l'Europa occidentale. Esso deve ancora essere studiato e analizzato profondamente e subire diverse sperimentazioni di laboratorio, che sicuramente dimostreranno che non si tratta di un masso altare dove si praticavano sacrifici. Perciò sarebbe opportuno scavare un solco attorno al perimetro del medesimo per impedire che l'acqua sabbiosa di scioglimento delle nevi continui l'opera abrasiva che cancella le incisioni.
Cesare Giulio Borgna Gruppo ricerca e studi Arte rupestre (GRESAR)