Si tratta di un grande lastrone litico scoperto nel 1979 dal sig. Pavese sulle pendici del Monte Pelvo - Val Chisone - a quota 2000 circa, che uno studioso di Fenestrelle intuì subito, con giusta interpretazione, trattarsi di una mappa preistorica ("L'Eco del Chisone" del 30 ottobre 1980). È di forma vagamente rettangolare, con lati di m. 3,00 x 2,50 x 0,30 di spessore e del peso di circa 4 tonnellate Giace inclinato di circa 15 gradi rispetto l'orizzonte a ridosso di un solco vallivo che durante l'inverno viene investito dall' acqua di scioglimento delle nevi. Questa scorrendovi sopra e trascinando sabbia abrasiva ha quasi cancellato i solchi ramificati incisi sul settore destro del lastrone, motivi per cui in un epoca da accertare sono stati ripassati con un punteruolo probabilmente di metallo, ricavando solchetti più profondi e a forma di U, mentre quelli ancora originali di sinistra conservano la forma ad arco, smussato dall'abrasione.
Anche le tre cavità circolari con fondo piatto e pareti verticali, caratterizzate da fitte rigature orizzontali, hanno richiamato l'attenzione degli esperti del Gruppo. Infatti per eseguire dette bacinelle l'operatore ha dovuto impiegare dei punteruoli di metallo agendo verticalmente, perché quelli litici non si prestano a scavare in parete verticale. Ma le rigature perpendicolari sono state cancellate da quelle orizzontali impresse dalla forza espansionistica dell' acqua che gela a diversi livelli e che sono orizzontali rispetto alla inclinazione di 15 gradi delle bacinelle.
La posizione attuale del masso rettangolare risale sicuramente al periodo paleolitico superiore, perché solo potenti ghiacciai potevano aver la forza di trascinarla nella posizione attuale.
Qualche volontario locale dovrebbe prendersi cura di questo masso preistorico, perché è uno dei più importanti e significativi di tutta l'Europa occidentale. Esso deve ancora essere studiato e analizzato profondamente e subire diverse sperimentazioni di laboratorio, che sicuramente dimostreranno che non si tratta di un masso altare dove si praticavano sacrifici. Perciò sarebbe opportuno scavare un solco attorno al perimetro del medesimo per impedire che l'acqua sabbiosa di scioglimento delle nevi continui l'opera abrasiva che cancella le incisioni.
Cesare Giulio Borgna Gruppo ricerca e studi Arte rupestre (GRESAR)