"Ha l'aria di un villaggio olandese, tanto è dipinta gaiamente da ogni parte. Da ogni davanzale sporgon dei fiori, e muri, terrazzi, imposte, contorni di finestre, battenti di porte, tutto è tinto di colori vistosi e freschi, come se là pure, come in Olanda, cercassero di consolarsi dalla tristezza del clima con le allegrie del pennello ... Tutta la città è curiosa a quel modo, variopinta e gaia a primo aspetto; ma come ristretta in sé, per tenersi calda, e aduggita, impaurita quasi dai monti altissimi che la dominano d'ogni lato."
(Edmondo De Amicis, 1884)
"Uno dei più straordinari edifizi che possa aver mai immaginato un pittore di paesaggi fantastici: una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offriva non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un'invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli. Una cosa strana, grande, bella davvero. Era la fortezza di Fenestrelle".
Alle porte d'Italia - E. De Amicis
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TERRITORIO E STORIA
MANIFESTAZIONI
Per conoscere le manifestazioni che si tengono nel comune di Fenestrelle visita la sezione MANIFESTAZIONI all' interno di questo sito.
Strada dell'Assietta

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Alleanza nelle Alpi
Alleanza nelle Alpi - La Rete di comuni per uno sviluppo sostenibile
Visita il sito alleanzalpi.org/it
Territorio e Storia
Superficie: Kmq 49,04
Altitudine: m 1154 (capoluogo)
Altezza minima: 980 m
Altezza massima: 3043 m
Distanza da Torino: km 71
Densità: 13,5 abitanti
La città di Fenestrelle ha una importanza storica notevole: ne sono testimonianza il forte Mutin, che reca la firma del celebre Vauban e quell'imponente complesso di fortificazioni conosciute col nome generico di "Forte di Fenestrelle".
Il Comune ha otto frazioni: Mentoulles (con l'antica parrocchia dall'archivio di grande valore storico), Depot, Chambons, Puy, Granges, Ville Cloze, Fondufaux, Pequerel; è posto a mezzogiorno tra fitti boschi di conifere ed ha un clima salubre favorevole alla villeggiatura. Numerose le aziende artigiane specializzate nella lavorazione del legno per la produzione di mobili ed oggetti tradizionali e di ferro battuto. Il paese appare tutto raggruppato intorno all'imponente Parrocchiale a ridosso della Statale 23 della Val Chisone, non appena si oltrepassa il Gir del Roc e il rudere della Ridotta Carlo Alberto.
Il Comune, deriva probabilmente il suo nome dal latino Finis terrae, l'estremo confine orientale del regno dei Cozii, alleati di Roma, oppure l'appellativo prende origine dall'uso di aprire le finestre delle case con dimensioni ridotte poiché su di esse anticamente gravava una tassa comunale.
Fenestrelle era al tempo dei Romani un importante presidio militare e un noto centro commerciale alle porte della Gallia. Poi nel corso dei secoli la cittadina legò gran parte della sua storia alle dominazioni francesi: fece infatti parte per alcuni secoli del Delfinato, Luigi XIV vi costruì il Forte Mutin ed inoltre per ripristinare la religione cattolica nel 1659 istituì un convento di Gesuiti, di cui rimane ancora il campanile ottagonale. Quando nel 1713 l'alta Val Chisone divenne definitivamente sabauda e fu completamente ricattolicizzata, Fenestrelle ne divenne la capitale.
La notorietà del piccolo centro ai piedi del monte Pinaia, è però legata principalmente all'imponente Forte S. Carlo voluto da Vittorio Amedeo II per allontanare definitivamente la minaccia francese. La celebre fortezza è adagiata sulle propaggini del Monte Orsiera e all'interno del Parco omonimo. Oggi è diventata un polo di spicco e di richiamo per il turismo di valle. Nei pressi della parte più alta del Forte ha sede il Centro di soggiorno Pracatinat, che è diventato un importante laboratorio didattico sull'ambiente di rilievo Europeo. Nel capoluogo, sede dell'unica Scuola Media dell'Alta Valle, è da segnalare la presenza di un prezioso organo originario dell'800 sito nella parrocchiale di S. Luigi. Mentoulles, che deve il suo nome all'abbondanza di pianticelle di menta, vanta la più antica e prestigiosa chiesa della valle: il Priorato di S. Giusto con il suo prezioso archivio storico. Chambons, letteralmente Campi Buoni, conserva una pregevole cappella del 600.
Delle antiche tradizioni fenestrellesi sono da rimarcare il costume femminile, di particolare bellezza per i suoi colori cangianti, e i caratteristici goffri, frittelle tipiche della zona.
Le borgate
Puy e Pequerel
I due villaggi posti sui versanti opposti del vallone del Monte Pelvo, al confine del Parco Orsiera-Rocciavré, sono di origine antica. Furono infatti costruiti da pastori che intendevano sfruttare gli ottimi pascoli della zona, ma si trovano in posizione molto esposta al pericolo delle valanghe. Infatti nel 1706 una enorme massa nevosa seppellì parzialmente Puy, un tipico insediamento costruito su un piccolo terrazzo morfologico, e provocò la morte di sette persone. Il paese fu poi ricostruito in luogo più idoneo. Di rimando gli abitanti di Pequerel nel 1716 costruirono un grande paravalanghe in muratura a protezione dell'abitato, a forma di cuneo e con il vertice rivolto a monte, che ancora oggi possiamo ammirare. Inoltre in tempi recenti è stata realizzata una vasta piantagione di pino mugo, lungo il versante del monte, con funzioni protettive. Gli insediamenti si trovano al margine di una zona coltivabile, che è il risultato di un lungo lavoro inteso ad attenuare la pendenza del terreno con l'utilizzo dei terrazzamenti. Le dimore sono di piccole dimensioni: al piano terreno ospitano una cantina con volta a crociera, parzialmente interrata per evitare la dispersione di calore, la stalla e la cucina separate da una scala; al primo piano il fienile, il granaio con pavimento a lastroni di pietra e pareti intonacate per trebbiare i cereali, e la camera da letto. Il sottotetto è un ulteriore spazio per il ricovero di fieno e paglia. Il tetto è in pietra, le porte sono doppie o con la bussola per la difesa dal vento e dal freddo.
Cenni storici
Fino al XVII secolo la popolazione della borgata Puy era interamente Valdese; ma in seguito alla salita dei Cappuccini e successivamente dei Gesuiti in Val Chisone, avvennero numerose conversioni, mentre coloro che rifiutavano l'abiura si rifugiarono all'estero: esemplare, riguardo a questo, il caso di una famiglia tedesca che è ritornata al villaggio di provenienza dei proprii antenati (di cognome Bourlot-Borel) per trascorrere le vacanze nel luogo dal quale questi ultimi emigrarono nel 1689.
Il XX secolo vede la popolazione delle due piccole borgate montane impegnata in grandi sforzi per migliorare i collegamenti tra di esse, con il Forte di Fenestrelle e con il capoluogo, con l'apertura di cantieri dalle condizioni di lavoro molto dure a causa della natura del terreno e dell'inclemenza del tempo (i cantieri si aprivano sempre d'inverno).
Il Puy, contrariamente a quanto potrebbero far pensare le sue ridotte dimensioni e al sua popolazione relativamente esigua, ha dato i natali a diverse figure curiose e ammirevoli, molto peculiari, come ad esempio Don Michele Bourlot (1812-1882). Parroco di Fenestrelle dalla grande vocazione umanitaria, tanto da meritarsi il nome presso i fenestrellesi di "Petit Bon Dieu"; creò l'asilo infantile e fu insignito elle onorificenze dell'Ordine Mauriziano.
Altri personaggi notevoli per il loro impegno missionario furono Don Raviol, evangelista che scomparse e tuttora riposa in località ignota, e il salesiano Don Stefano Bourlot, partito nel 1876 per Buenos Aires, dove tra molte difficoltà fondò una chiesa, un oratorio e un annesso collegio, nonché scuole serali per combattere l'analfabetismo; fondò un'associazione di mutuo soccorso per l'assistenza ai disagiati e partecipò alla creazione del giornale "Cristoforo Colombo" del quale era direttore. Morì il 28 novembre 1910, tra il cordoglio della stampa locale e ovviamente degli emigranti, che parteciparono numerosissimi alle sue esequie.
Conterranei di questi sacerdoti furono i professori Francesco Raviol e Giuseppe Bourlot. Il primo nacque nel 1871 e si laureò in francese all'Università di Genova. Il secondo, nato nel 1901, trovandosi nell'impossibilità, derivante da ragioni economiche, di continuare gli studi successivamente da quelli primari compiuti a Fenestrelle, studiò da sé. Diplomandosi, intraprendendo la carriera di insegnante i diverse scuole e infine laureandosi in lettere a Torino. Raccogliendo numerose informazioni sulla storia locale, dedicò un libro all'argomento, "Storia di Fenestrelle e dell' Alta Val Chisone".
Nel secondo dopoguerra cominciò un inesorabile flusso migratorio verso il fondovalle che lasciò la borgata quasi completamente disabitata, ad eccezione della stagione estiva, quando la Casa Parrocchiale fu abitata da Salesiani e Cappuccini. Attualmente vi risiedono alcune famiglie durante le vacanze, per cui, come ricorda malinconicamente Luigi Bourlot "ora [la campana della chiesa del villaggio di Puy], suona ancora due volte l'anno, il 26 luglio, in occasione della festa di Sant'Anna e la prima domenica di agosto per festeggiare a Pequerel 'la Madonna delle Nevì".
Informazioni tratte da "La Valaddo" (articolo "La borgata Puy di Fenestrelle - il suo sviluppo negli ultimi tre secoli, il suo tramonto --, apparso nel numero di marzo 2003).
Chambons
A Chambons si trova la cappella di S. Lorenzo costruita attorno alla metà del sec. XVI e restaurata nel 1959. Al suo interno si trovano alcune opere recenti: S. Lorenzo di Sebastiano Cascone di Roma (1960) e due quadri raffiguranti la vita del santo realizzati da don Goffredo Razzicchia nel 1964.
La Latta
Panorama della borgata La Latta.
Fondufaux
A Fondufaux si trova la Cappella di S. Teresa, una chiesetta priva di decorazioni.
Mentoulles
A Mentoulles è presente l'archivio storico del Priorato
Villecloze
La cappella di S. Antonio che è stata ricostruita nel 1820, presenta nella facciata quattro lesene e timpano. Un portale semicircolare con la scritta "S. Antonio pregate per noi". Nell'interno, l'abside è decorata con una volta celeste.
Depot
Champs
Granges
Archivio storico del priorato di Mentoulles
L'evangelizzazione della Val Chisone non ha una collocazione storica precisa. Notizie incerte riportano ai monaci Giusto e Flaviano dell'Abbazia di Novalesa (Ferrerio, Ration. Chronog., parte II, pag. 578)
I primi dati certi riguardano la donazione di beni al nuovo Priorato di Mentoulles, fondato dalla contessa Adelaide di Susa nel 1078. Nel 1098 vennero aggregate alla Prevostura di Oulx, da parte del Vescovo Guiberto di Torino, anche le Chiese di Pragelato, Usseaux, Fenestrelle, oltre a Mentoulles che già ne faceva parte.
Nel 1295 alla carica di priore si aggiunge anche quella di economo della Prevostura di Oulx, per cui il Priore cessa di risiedere a Mentoulles, anche a causa di "gravi pericoli che sovrastano il territorio di Mentoulles e il Priore non può tenere residenza" (Arch. Vesc. di Pinerolo, pergamena). Il Priore tornerà a risiedere nella sua sede solo nel 1442.
Nel XVI e XVII sec. La chiesa di Mentoulles rimane l'unico presidio cattolico in tutta la valle. L'edificio di culto subisce varie vicissitudini (nel 1664 il Priore Simon Roude, che radunò una gran quantità di documentazione storica che ancora oggi costituisce parte integrante dell'Archivio Storico, raccolse questa testimonianza delle rovine dell'antica Chiesa demolita nel 1568: "ou coin du dit cimitière un grand morceau de pierre et masure qùil a dit être le reste de l'ancienne église du dit Prieuré" — Arch. Vesc. di Pinerolo, in Caffaro, vol. VI, p. 346), e vede terminata la sua esecuzione nel 1697, con la costruzione del campanile su ordine del Re di Francia Luigi XIV, che l'aveva fatto ricostruire più volte. L'anno successivo la Parrocchia venne smembrata creando quelle di Bourcet, Castel del Bosco, Fenestrelle e Villaretto. L'abitazione annessa alla chiesa appare nel XVIII secolo già "en très mauvais état... le tout menaçant ruine" (Priore Jerôme André, 1705).
Nel 1888 una valanga sventra l'edificio sacro, lasciando i piedi solamente l'abside e la porta, comunque gravemente compromesse dal punto di vista statico. La nuova chiesa sorse su progetto dell'ing. Cambiano a partire dal 1892 e tre anni più tardi venne consacrata.
La facciata è in stile romanico-lombardo, molto sobria e non fornisce accesso all'interno, nel quale si ritrovano numerosi arredi sacri risalenti ad epoche precedenti edi in special modo a quella barocca.
Informazioni tratte "Il Priorato di Mentoulles", mons. Angelo Blanc.
Cartina Stradale
Fornitura gratuita o semi gratuita dei libri di testo
In riferimento alle Leggi n. 448 del 23 dicembre 1998 e n. 488 del 23 dicembre 1999 possono accedere al beneficio della fornitura gratuita totale o parziale dei libri di testo gli alunni che adempiono l'obbligo scolastico e che presentano un I.S.E.E. non superiore ad un certo limite stabilito annualmente.
Il modulo per la dichiarazione sostitutiva unica è disponibile presso il sito dell'INPS oppure presso l'Ufficio Segreteria del Comune
Biblioteca Comunale
Fenestrelle - Via Roma n. 17
Dal 26 luglio 2016, a causa dei lavori di adeguamento sismico dell'edificio scolastico, la biblioteca è trasferita presso l'Ufficio Turistico - Piazza della Fiera 1 - Fenestrelle.
Orario:
Giovedì: 15.00 - 17.00
Scuole
Scuola materna: Via Roma 10 - Tel. 012183002
Scuola elementare: Via Roma 17 - Tel. 012183901
Scuola media: Via Roma 17 - Tel. 012183901
Manifestazioni
MANIFESTAZIONI
- 3° Sabato di ottobre - rassegna bestiame bovino;
- Tutto il mese di agosto - "Le Fenestrelle" manifestazioni e spettacoli vari al Forte di Fenestrelle;
- Dicembre - Mercatino Natalizio
- Il mercato la Domenica
FESTE PATRONALI
- 25 Agosto, S. Luigi (Fenestrelle), con la partecipazione del gruppo folkloristico "Bal da Sabre";
- 10 Agosto, S. Lorenzo (Chambons);
- 2° Sabato di Ottobre (Mentoulles)
REGOLAMENTO PER UTILIZZO STRUTTURA COMUNALE "CASERMETTE"
Regolamento - Modulo di richiesta
MANIFESTAZIONI 2018
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MODELLO PREAVVISO DI PUBBLICA MANIFESTAZIONE (DA INVIARE ALLA QUESTURA)
MANIFESTAZIONI TEMPORANEE CON SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE
Sono definite “temporanee” tutte quelle manifestazioni quali Sagre, Feste Campestri, Fiere, etc. aperte al pubblico, in cui, per periodi limitati in occasione di ricorrenze, eventi sportivi o religiosi o politici o divulgativi ecc., in uno spazio o area o edificio pubblico o privato messo a disposizione, venga preparata/cucinata e/o somministrata o distribuita qualsiasi sostanza alimentare ivi comprese le bevande.
Solo la contemporanea esistenza di temporaneità e di manifestazione pubblica caratterizza ed individua la manifestazione temporanea.
S.C.I.A. – SEGNALAZIONE CERTIFICATA DI INIZIO ATTIVITÀ
Per la segnalazione deve essere utilizzato il modello allegato alla D.D. n. 218 del 28/03/2012 (che sostituisce la precedente D.G.R. 27-3145 del 19/12/2011), (tipologia A e/o B), che comprende anche la autovalutazione delle regole di buona prassi igienica attinenti a rischi specifici che si intendono applicare in autocontrollo.
Al modulo compilato, in modo chiaro e completo, in tutte le sue parti deve essere allegata la ricevuta di versamento di Euro 36,00 da effettuare sul c/c n. 36922102 intestato a AZIENDA SANITARIA LOCALE TO3 SERV. IGIENE ALIM. E NUTRIZ. TESORERIA indicando nella causale: SCIA PER MANIFESTAZIONI TEMPORANEE.
PRESENTAZIONE DELLA S.C.I.A. ALL’ASL
L'intera pratica andrà depositata 10 giorni prima della manifestazione direttamente agli uffici dell'ASL Servizio Igiene Pubblica di Via Bignone n. 15/A di Pinerolo; sarà cura del richiedente esibire al Comune copia della documentazione recante il timbro di ricevuta dell'ASL TO3. Si ricorda al responsabile della manifestazione l'attenta predisposizione del piano di autocontrollo e l'applicazione delle corrette prassi in materia di igiene pubblica.
Sono escluse dall’obbligo di segnalazione le attività di mera vendita nonché eventuale degustazione promozionale da parte di imprese già registrate.
Si segnala inoltre che l'art. 41 del D.L. 9 febbraio 2012 ha previsto che l'attività temporanea di somministrazione di alimenti e bevande in occasione di sagre, fiere, ecc. sia avviata previa segnalazione certificata di inizio attività, priva di dichiarazioni asseverate, e che la stessa non sia soggetta al possesso dei requisiti previsti dall'art. 71 del D.Lgs. 59/2010. Non sarà necessario pertanto il rilascio di autorizzazioni temporanee per la somministrazione di alimenti e bevande.
Al fine di semplificare gli adempimenti ed in attesa di diverse indicazioni, potrà essere considerato assolto l’obbligo di cui all’art. 41 sopra esposto, con la presentazione della SCIA sulla modulistica regionale di cui sopra.
DOCUMENTAZIONE SCARICABILE:
Modalità di segnalazione certificata di inizio attività (SCIA)
Modulo per Segnalazione Manifestazione di Tipologia A
Modulo per Segnalazione Manifestazione di Tipologia B
Piano di Autocontrollo - HACCP
Cultura Locale
Pubblicazione: "Nomi, storie e leggende delle Valli Chisone e Germanasca"
Costumi tradizionali
Assai scarse sono le notizie storiche sul costume fenestrellese, che certamente subì l'influenza delle fogge presenti nel Delfinato. L'elemento più prezioso è la cuffia ornata di nastri, merletti e trine: nera per le donne sposate, bianca per le nubili. Lo scialle di seta damascata può essere rosa, viola,verde blu o arancione ed è incrociato sul petto. Il grembiule è di seta di vari colori. L'abito comprende una gonna lunga fino a terra e un corsetto di panno. Le scarpe sono chiodate, le calze lunghe di lana scura. L'unico gioiello, che fa bella mostra di sé insieme all'anello nuziale, è un cuore o una croce d'oro, che viene appeso ad un nastro di velluto cadente sopra lo scialle.
Il costume veniva un tempo indossato dalle spose durante le solennità religiose. Oggi lo si indossa solo nelle grandi solennità, come la festa di S. Luigi (25 agosto).
Il "Bal dâ Sabbre"
A Fenestrelle, in occasione della festa patronale di S. Luigi IX re di Francia (25 agosto), è possibile ammirare il ballo degli spadonari (Bal dâ Sabbre). Questo singolare ballo è una rappresentazione coreografica che ha le sue origini nelle antiche usanze delle popolazioni montane che abitano la fascia alpina che va dalla Provenza al Delfinato sul versante francese e dalle valli cuneesi al Moncenisio sul versante italiano. In questa zona, infatti, fioriscono e si conservano tuttora in molte località le danze delle spade, sebbene con figure e ritmi diversi. Per restare nella nostra area ricordiamo, oltre al Bal dâ Sabbre di Fenestrelle, gli spadonari della val di Susa che, nel tripudio popolare, allietano le solennità a San Giorio, Venaus e Giaglione con parate, marce, danze, armeggiamenti ed azioni mimiche.
Qual è l'origine di questi riti? Risalgono essi ad antichi culti pagani? Furono importati dai Saraceni che a lungo imperversarono nelle nostre valli? Hanno un fondamento bellico o religioso? Forse, ma non è certo, le loro radici affondano negli antichi culti pagani in cui gli elementi della natura (il sole, la primavera, il fuoco, i demoni, i fiori, le tempeste, ecc.) erano sempre presenti e condizionanti nelle manifestazioni della vita umana (gioia, tormento, fatica, liberazione).
A proposito degli spadonari della val di Susa, scrisse il poeta Giuseppe Regaldi: "Vogliono alcuni che la loro origine si abbia a cercare tra i gladiatori romani o tra gli ordini dell'antica cavalleria; altri ne cercano l'origine tra i martiri della Legione Tebea; ed altri, assegnando loro un'origine meno gloriosa, li credono reliquie dei tanti mimi e buffoni che trastullavano i tirannelli ".
Il ballo degli spadonari - nota Giuseppe Bourlot - era un giuoco di colore e sapore medievale. Si teneva presso le corti feudali per il divertimento dei bambini e delle signore castellane. Infatti, nei documenti più antichi, il ballo degli spadonari viene chiamato "maschera medievale".
Ma lasciamo da parte le notizie storiche per spiegare le varie fasi del fenestrellese Bal dâ Sabbre, che già nel secolo scorso veniva eseguito nella cittadina valchisonese e che, nel 1935, partecipo' al Congresso folcloristico europeo di Londra, dove riportò un lusinghiero successo tanto che, sulla via del ritorno, dovette esibirsi alla Corte di Bruxelles.
Il corpo di ballo è formato di 15-20 uomini diretti da un caposquadra e seguiti da un Arlecchino.
Un tempo indossavano una blouse bianca, chiusa in calzoni bianchi e rossi molto ampi, alla turca, ed un cappello di feltro di vario colore; il caposquadra era vestito tutto di bianco, con sciarpa a tracolla come un ufficiale in servizio. Attualmente, a causa dell'introduzione di nuovi elementi, anche il costume ha subìto alcune modificazioni. I pantaloni sono ora alla zuava, rossi e verdi, i calzettoni sono bianchi, come la camicia, mentre il copricapo è a foggia di piccolo turbante, a bande dei colori della bandiera nazionale; tutti i danzatori portano la sciarpa tricolore a tracolla.
Ma vediamo come si svolge l'originale danza. Traggo le notizie da un opuscolo edito dalla Pro Loco di Fenestrelle.
Gli spadonari, preceduti dal portabandiera e dagli araldi, si schierano di fronte al pubblico per il saluto, quindi ha inizio la danza. Essa si compone di diverse figure, dette " rose ", e mulinelli sempre a catena: difatti gli spadonari porgono, al di sopra della spalla destra, la spada la cui punta viene tenuta con la mano sinistra dal compagno che segue.
Saltellando al ritmo del tamburo, facendo dei giri ora avvolgenti ora svolgenti, vanno così formando con le spade, tenute sopra la testa, intrecci diversi.
Si dispongono quindi su file parallele in mezzo alle quali passa l'Arlecchino, saltando fra le spade che fanno barriera e dove passano essi stessi senza mai rompere la catena. Quindi gli spadonari attraversano un cerchio di legno ricoperto con nastri tricolore, che fanno scivolare l'uno all'altro per poi riformare il circolo, serrando al centro, e costruire con le spade una prima"rosa" dove l’Arlecchino resta prigioniero. Poi, ancora, si allontanano senza mai rompere la catena e, dopo alcuni giri avvolgenti a striscia, si ha la "rosa" alla cintola dell’Arlecchino ed infine le spade si intrecciano alla gola del buffone.
Questa è una delle figure più belle e dense di significato simbolico: è la condanna del male, del capo; è il momento della raffigurazione della morte della natura, l'inverno. Si coglie nelle "rose" un rito che impressiona nella sua vivida simbologia e che sembra riportarci alle soglie della civiltà mentre il tamburo accresce l'ansia mistica del danzatore. E un solo breve momento, però: l'intreccio si snoda, il gioco riprende, prosegue, come la vita.
Tutta la catena ripassa entro il cerchio di legno, questa volta tenuto dall’Arlecchino e dal turc; per ultimo l'intreccio delle spade assume le forme di un pavese sul quale si innalza l’Arlecchino: la natura e l'uomo si accordano nel volere la rinascita, la primavera e la risurrezione.
L'Arlecchino trionfante urla di gioia e, come nelle "Olivettes ", ove si paragona ad un secondo Pompeo, il triumviro romano, ha motti di spirito, arguzie, satire talvolta pungenti contro la società e le autorità locali. Con l'arlecchinata, la catena si rompe e così termina la prima parte del ballo.
Nella seconda parte, gli spadonari, l'arma al fianco, si dispongono in cerchio per la treccia attorno ad un'asta da cui pendono tanti nastri multicolori, tanti quanti sono i componenti del ballo, la cosiddetta "danza delle cordelle" attorno al "palo della libertà ". Ciascuno prende un nastro e con passi ritmici e passaggi alternati, a destra e a sinistra, a linea ondulata, dà origine ad un multicolore intreccio nella parte superiore dell'asta.
Il movimento dei ballerini si svolge infine in senso contrario fino a quando l'intreccio dei nastri non sia del tutto scomposto. Col rullo del tamburo ha termine la danza.
Nel Bal dâ Sabbre le due figure più caratteristiche sono indubbiamente quelle dell’Arlecchino e del turco. Il primo è lo scalpitante buffone del ballo, mentre il secondo è il portatore dell'albero per la danza delle cordelle.
L' Arlecchino è il personaggio enigmatico e curioso che si incontra in molti luoghi della regione alpestre. In Provenza è mestatore di giochi in molti cortei e in molte danze locali, come quella delle Filatrici in cui è il critico intelligente, perspicace e temuto; trascina il Chivau-Frus (l'uomo cavallo) nel- la sua corsa, anima di frustate l'Escada di Breil-sur-Roya.
Attraverso i tempi, egli è, di volta in volta, buffone alla corte dei re, intrigante possessore dei più reconditi segreti, animatore delle danze popolari primaverili dove impersona il trionfo del sole, dei fiori, degli abbondanti raccolti, del bene e del male.
Sotto le vesti di stregone, Arlecchino invoca e predice coinvolgendo tutti, imbroglione, mordace e satirico, viene cinturato dalle spade e decapitato; infine, issato sulle spade stesse,rivela le benemerenze, ma soprattutto - e qui è incorreggibile - le manchevolezze dei pubblici amministratori, le infedeltà coniugali, gli imbrogli e le lusinghe della comunità.
Tutto quanto, però, sempre in tono burlesco e arguto, per il divertimento di coloro che assistono alle sue esibizioni che sono sempre agitate, con strilli, saltelli, giravolte e grandi piattonate sollecitatrici agli spadonari che, lenti e imperterriti, eseguono i loro regolari, precisi e ritmici movimenti a catena ininterrotta.
Il turc, ossia il portatore dell'albero per la treccia nella danza delle cordelle, indossa lo stesso costume degli spadonari, ma ha per copricapo un grosso turbante orientale con un diadema e con il simbolo della mezzaluna: ciò può ben giustificare l'appellativo del personaggio.
Nella danza rituale di morte e risurrezione, il turc sembra richiamarsi al Sarasin della leggenda del Rif di Pragelato, alla nera maschera carnevalesca dei nostri nonni; una figura simbolica che, nelle condanne e nelle catarsi susseguenti il popolare e farsesco processo fenestrellese, ricordava, fino ai primi decenni del '900, l'invasione saracena subita nel X secolo dai nostri montanari e dai valligiani della Dora Riparia e della Cenischia.
Associazioni
PRO LOCO FENESTRELLE
Presidente o Responsabile: FILLIOL Pierluigi
Indirizzo: Piazza della Fiera 1 - FENESTRELLE
Telefono e Fax: 0121.83617
PRO LOCO FENESTRELLE - SEZIONE CHAMBONS E DEPOT
Presidente o Responsabile: CONTE Gian-Piero
PRO LOCO PEQUEREL
Presidente o Responsabile : FILLIOL Marino
ASSOCIAZIONE PROGETTO SAN CARLO
Presidente o Responsabile: BOSSUTO Juri
Indirizzo: Forte San Carlo – FENESTRELLE
Telefono: 0121.83600
BOCCIOFILA FENESTRELLESE
Presidente o Responsabile: TESTA Sebastiano
Indirizzo: Via Roma – FENESTRELLE
Telefono: 0121.83997
GRUPPO BOCCIOFILO CHAMBONS-DEPOT
Presidente o Responsabile: CONTE Gian-Piero
ASSOCIAZIONE SPORTIVA FENESTRELLE
Presidente o Responsabile: BOREL Giorgio
ASSOCIAZIONE COLTIVATORI
Presidente o Responsabile: MARTIN LUCIANO
ASSOCIAZIONE CACCIATORI
Presidente o Responsabile: BREUZA Dino
ACCOMPAGNATORI TURISTICI ALTA VAL CHISONE – Sezione Fenestrelle
Presidente o Responsabile: MARTIN Bruna
GRUPPO FOLKLORISTICO BAL DA SABRE
Presidente o Responsabile: CHALLIER Claudio
Indirizzo: Piazza della Fiera 1 – FENESTRELLE
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Presidente o Responsabile: GUIOT Raffaele
A.N.P.I.
Presidente o Responsabile: Sig. MANFREDINI Viller
A.V.I.S.
Presidente o Responsabile: CLAPIER Silvia
Indirizzo: Via Umberto I° 74 - FENESTRELLE
ASSOCIAZIONE VOLONTARI VIGILI DEL FUOCO
Presidente o Responsabile: CONTE Franco
Indirizzo: Località Casermette - Fenestrelle
BOCCIODROMO
Presidente o Responsabile: AYNAUDI Sergio
Indirizzo: Località Casermette - FENESTRELLE
GRUPPO ANZIANI FENESTRELLE
Presidente o Responsabile: PERROT Ginetta
Indirizzo: Via Roma 8 – FENESTRELLE
SOCCORSO ALPINO
Presidente o Responsabile: TANOTTI Roberto
Per “Selva di Chambons” - Centro Studi “Nuovo Millennio”
Presidente o Responsabile: MOSCHINI Roberta
Indirizzo: Via N. Sauro 44 – 10093 COLLEGNO (TO)
Comitato per l’Archivio di San Giusto in Mentoulles
Presidente o Responsabile: TARDITI Ugo
Gruppo “AMICI DEI CHAMPS”
Presidente o Responsabile: TROSSERO Stefano
SAN GIUSTO GIOVANI (Oratorio Mentoulles)
Presidente o Responsabile: MOLINO Roberto
MOTO CLUB FINIS TERRAE
Presidente o Responsabile: REFOURN Sergio
Indirizzo: Via Carlo Alberto 21 - Chambons - Fenestrelle